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mercoledì 3 giugno 2020

L'INTERVENTO

Decima puntata, se avete perso le precedenti scorrete verso il basso e cliccate su "post più vecchio".
Eccoci dunque al grande momento. Mi dovevo presentare allo IEO il giorno stesso dell'intervento, alle 7 del mattino, perché sarebbero venuti a prendermi alle 7,30. Noi, un po' perché per abitudine siamo sempre in anticipo piuttosto che in ritardo, un po' perché dovendo fare un po' di strada avevamo calcolato un margine per un imprevisto, arrivammo lì alle 6,30, quando l'ospedale era ancora chiuso! Così aspettammo nei divanetti all'ingresso che si potesse entrare in reparto. Alle 7 ci fecero salire e mi misero in una stanza che al momento era vuota, ma il comodino del letto di fianco era ingombro, quindi sapevo che sarebbe arrivato qualcuno. Mi preparai come prescritto e alle 7,30, puntualissimi, vennero a prendermi. Andammo a piedi fino alla sala operatoria, il Top mi accompagnò fino alle porte e quando entrai ero così presa dalla cosa che neanche lo salutai! Dovetti poi chiedere se potevo uscire a salutarlo. Mi fecero sdraiare su una barella e mi chiesero i miei dati per essere certi di operare la persona giusta. L'infermiere che mi accompagnò con la barella dentro la sala operatoria era molto gentile e mi fece persino una carezza sul viso, cosa che mi lasciò sconcertata (non me lo aspettavo) e mi fece venire il magone. In sala operatoria mi chiesero di nuovo i dati. E poi di nuovo, e di nuovo. Insomma, non esagero, mi chiesero almeno 5 volte di ripetere nome e cognome. Ma meglio essere più sicuri che fare dei danni! Era tutto estremamente organizzato e pulito ed erano tutti molto gentili e simpatici. A un certo punto una delle infermiere (la definisco così perché non so quale fosse la sua mansione) mi chiese che musica mi piacesse e io dissi che in quel momento stavo ascoltando molto Sia. Dopo qualche secondo mi mise vicino all'orecchio (penso) il cellulare con il brano che Sia aveva inciso in quel periodo, che era "Never give up" ossia "Non arrenderti" e io ricordo che dissi che era un brano adatto perché non avevo intenzione di arrendermi. E' il mio ultimo ricordo. Mi addormentai con Sia, per svegliarmi parecchie ore dopo in terapia intensiva. Il Top fu avvisato appena finito l'intervento tramite un cellulare che gli avevano fornito il mattino stesso. Lo chiamò il chirurgo e gli disse che era andato tutto bene e che sarebbe potuto entrare a trovarmi appena sveglia. Io ricordo di essermi svegliata e credevo di essere già molto vigile, ma a quanto pare non era così perché pensavo che il Top fosse rimasto con me solo pochi minuti e invece restò un paio d'ore. Dice che continuavo a dirgli: "Giura che è andato tutto bene", ma io non ho ricordo di questo. E neanche del fatto che a un certo punto il battito rallentò fino quasi a fermarsi e lui chiamò gli infermieri che mi fecero un'iniezione che mise a posto le cose. Secondo i miei ricordi passai la notte in bianco. Mi pare di ricordare che mi abbiano detto che avendo tolto la milza avevano toccato un po' il pancreas (detto terra terra) e che a causa di ciò dovevano farmi un vaccino per la meningite.Ma non so se sto dicendo delle assurdità, i miei ricordi sono alquanto confusi. Mi misero una pompetta con la morfina che però io non dovetti mai usare, non sentivo alcun dolore.Al mattino, dopo una notte che ricordo insonne (ricordo gli infermieri che parlavano di Breaking bad, serie che avevo adorato e intervenni nella conversazione) al mattino mi lavarono e mi portarono nella stanza, dove trovai ad attendermi il Top. La prima giornata la ricordo un po' confusa. Venne a trovarmi un'amica virtuale del gruppo di cucina su cui scrivo e mi fece un immenso piacere, ma temo di non essere riuscita a dimostrarglielo. Erano tre giorni che non mangiavo ma non avevo assolutamente fame e anche nei giorni seguenti il cibo fu l'ultimo dei miei pensieri, anche perché devo dire che allo IEO, mentre per tutto il resto mi sono trovata molto bene (begli ambienti, personale -quasi sempre- gentile, pulizia) il cibo era davvero immangiabile. E infatti continuai a calare di peso. Dopo questi interventi dicono che è molto importante liberarsi dell'aria, ma per me quello fu un vero problema. I primi due giorni stetti a letto, anche perché avevo il catetere per l'urina. Il giorno dopo l'operazione mi fecero una trasfusione perché dissero che avevo perso molto sangue e avevo l'emoglobina sotto i piedi. Ma già dal terzo giorno insistettero per farmi alzare. Qui potei notare i modi totalmente diversi rispetto all'ospedale di Alessandria dove il chirurgo mi aveva strattonata per un braccio con ben pochi riguardi. L'infermiera dello IEO (la mia preferita, di cui purtroppo non ricordo il nome) mi fece vedere come dovevo fare per alzarmi. Mi aiutò a lavarmi e mi disse che dovevo cercare di camminare. Il letto di fianco, a sorpresa, rimase vuoto: venne una signora a prendere le cose che c'erano sopra e nessun'altra venne a occuparlo. Ero felicissima per questo, preferivo di gran lunga stare sola. Rimasi in ospedale 10 giorni.

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