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domenica 24 maggio 2020

ASPETTARE, ASPETTARE, ASPETTARE....

Nona puntata. Se avete perso le puntate precedenti scorrete verso il basso e cliccate su "post più vecchio".
Mi misi dunque "tranquilla" ad attendere la chiamata per il pre-ricovero. Nel frattempo cercavo di fare delle cose che potessero aiutarmi fisicamente in questa dura battaglia. Dietro forti pressioni del Top provai a seguire una dieta macrobiotica. Ne avevamo sentito parlare bene, avevamo già seguito dei video del dott. Berrino e provai quindi a seguire quello stile di vita. Andai anche da una nutrizionista a Milano che mi prescrisse una dieta piuttosto restrittiva. Già abitualmente molti alimenti vanno limitati moltissimo in questo tipo di alimentazione. Con una patologia così grave il cerchio si stringe ulteriormente. Essendo già vegana non ho avuto problemi per quanto riguarda carne e latticini. Poi via tutte le solanacee (melanzane, pomodori, peperoni e patate, insomma le mie verdure preferite), poca verdura cruda, zero frutta (ma quella l'avevo già eliminata perché dal ricovero avevo azzerato il consumo di zucchero). Legumi e cereali ma cotti in un certo modo. Via tutti i prodotti da forno. Insomma: già riuscivo a mangiare davvero poco, avevo proprio un blocco a livello dello stomaco (che credevo essere causato dal liquido addominale che faceva pressione), in più questi cibi li trovavo davvero poco appetitosi (non potevo usare spezie e tanti altri accorgimenti che uso di solito per cucinare). Così continuavo a calare di peso. Per fortuna avevo un bel po' di chili in più, così almeno quello non fu un problema! Ma mettermi a tavola con questi cibi che non mi piacevano proprio mi intristiva, a volte mi veniva proprio il magone. Ovviamente non era solo il cibo a causarlo, ma alla fine decisi che per quel poco che mangiavo, preferivo mangiare cose che mi piacessero, perché se è vero che l'alimentazione è importante, ancora di più lo è l'umore. Cercavo di prendere il sole, io che l'ho sempre evitato, per incamerare la vitamina D e infatti mi feci un po' di tintarella. Cercavo di camminare un po', io che ero sempre stata molto sedentaria. Dopo 10 giorni dalla visita stavo impazzendo, non avevo ancora nessuna notizia dall'ospedale. Scrissi così una mail all'infermiera responsabile dei pre-ricoveri e mi imbattei in una delle persone più gentili che io abbia trovato in tutto il mio percorso. Mi disse che stava per cominciare il giro di chiamate, che dovevo presentarmi il 29 maggio. un lunedì. Arrivammo allo IEO alle 7 del mattino e ne uscimmo circa 10 ore dopo. Ore passate quasi tutte in attesa. Mi fecero le varie cose che si fanno di solito e per ultima la visita dall'anestesista. La sala d'attesa era piena di gente e noi passammo per penultimi!! Uno stillicidio! All'anestesista feci presente che al primo ricovero mi avevano anche trovato un trombo, di cui poi non si era più parlato. Non sarebbe stato pericoloso per l'operazione? Tra l'altro avevano cominciato a farmi l'eparina quando ero in ospedale e, insieme al cortisone, era l'unica cura che mi avevano dato da proseguire a casa. Era quindi da un mese e mezzo che facevo l'eparina. In questo periodo (lo ricordo a chi leggerà in futuro), stiamo vivendo la pandemia del COVID19. Una cosa che ho sentito dire più volte è che non solo l'eparina non cura i trombi, ma usata per più di 15 giorni diventa anzi pericolosa.
L'anestesista si allarmò non poco, dicendo che era assolutamente necessario verificare con una TAC se il trombo fosse ancora presente. Qui ci rimasi proprio male perché mi ero aspettata che il chirurgo si attivasse per inserire anche quel controllo. Ebbi qualche dubbio sulle sue effettive capacità. Insomma, dovetti fare in fretta e furia una TAC per conto mio (per fortuna trovai un centro vicino a casa che me la fece il giorno dopo) e tornare a Milano a portare l'esito. Ebbene: sarà che l'eparina non funziona, ma il trombo era miracolosamente sparito. Piansi di gioia.
Mi dissero che mi avrebbero chiamata da lì a un mese per 'intervento e mi misi di nuovo ad aspettare. Quando non ne potevo quasi più arrivò finalmente la chiamata: l'intervento era fissato per il 14 giugno. Dovevo fare la preparazione il giorno precedente bevendo un litro di un liquido gelatinoso disgustoso che doveva pulirmi l'intestino (ma io non mangiavo quasi nulla, ormai avevo ben poco da evacuare) e rasandomi un po' ovunque. Nel frattempo mi ero anche tagliata i capelli, con le lacrime agli occhi. Sapevo che poi li avrei persi con la chemio, quindi non aveva senso fare tutto il periodo di ospedale con i capelli lunghi. Corti erano molto più pratici. Ma non fu un bel momento. Il mattino del 14 giugno ci recammo dunque all'ospedale, pronti ad affrontare il grande momento. La cosa pazzesca è che pensavo che, giunto il momento, me la sarei fatta sotto, invece ero abbastanza tranquilla. Non vedevo l'ora di liberarmi dell'ospite indesiderato e continuare con la mia vita.

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