DOVE SI PARLA DI...

cucina, gatti, casa, e mille altre cose...ricette (dolci e un po' di salato), ma anche di gatti, libri, natura e tanto altro.


mercoledì 15 aprile 2020

L'INIZIO

Nel post della scorsa settimana ho anticipato che avrei spiegato bene cosa ho passato in questi ultimi tre anni. Pensavo di farlo in un solo post, ma mi sono resa conto che vorrei raccontare per bene, quindi ne farò diversi. Partendo, appunto, dall'inizio. Che è stato precisamente il 16 aprile 2017, giorno di Pasqua. Un anniversario, quello di oggi, alquanto brutto. Ma visto che sono ancora qui a raccontarla... diciamo che va bene così. Ho detto che ho deciso di parlarne perché spero che possa essere di aiuto a chi, ahimé, sta passando quello che ho passato io e magari può in qualche modo trarre conforto dal mio racconto. Ogni tanto qualcuno mi chiede che sintomi ho avuto, come me ne sono accorta: ebbene, la cosa brutta di quasi tutti i tumori è proprio che sono asintomatici, per cui, se cominciate ad avere dei sintomi, quasi sempre è a uno stadio piuttosto avanzato. In ospedale, i primi giorni, mi dicevano che avrebbe dovuto insospettirmi la pancia molto gonfia, ma io era da anni che ce l'avevo, essendo parecchio sovrappeso. Infatti adesso ce l'ho di nuovo gonfia. Quindi quello non è un chiaro campanello d'allarme. Lo può essere se voi siete molto magre e non avete mai avuto pancia. Io ho cominciato ad avere dei disturbi solo una decina di giorni prima. Avevano operato il Top per dei calcoli alla cistifellea (il 5 di aprile) e anche se era andato tutto bene mi ero stressata un po'. Sono molto apprensiva e avevo anche patito l'idea che dovesse passare due notti in ospedale. Comunque, lui è tornato a casa e tutto è andato per il meglio. Senonché io mi sentivo strana. Avevo tutti i pomeriggi, verso il tardi, un po' di febbriciattola, giusto 37.5, con un po' di brividi. Poi mi passava. Mi mancava un po' il fiato e credevo fosse l'ansia, infatti provai a prendere delle erbe calmanti, ma la situazione non cambiava. Era anche da diversi giorni che non andavo di corpo, ma siccome ho sempre avuto problemi di stitichezza, anche questo non l'ho interpretato come un sintomo strano. Pensavo fosse legato anche questo alla tensione. La cosa che mi ha fatta veramente insospettire è stato il fatto di non riuscire più a mangiare. Io ho sempre mangiato, sempre. Persino nei momenti più tristi della mia vita non ho mai perso l'appetito. Questa volta, non solo non avevo appetito, ma non riuscivo proprio a mandare giù il cibo. Insomma, arriviamo alla vigilia di Pasqua. Come succede ormai da diversi anni, le ricorrenze si festeggiano da me, e io cucino per tutta la mia famiglia. La vigilia arranco abbastanza, ma pian piano riesco a preparare un po' di cose. A metà pomeriggio, però, mi sento davvero male e, pensando di avere un blocco intestinale, chiedo al Top di portarmi dalla guardia medica. Non al pronto soccorso, perché mi pareva roba da poco. Penso: mi daranno un lassativo e risolvo tutto. Dimenticavo di dire che in quei giorni piangevo tantissimo, anche senza motivo. Chissà, forse dentro di me sapevo che qualcosa non andava, anche se devo dire che, a livello conscio, non ho mai pensato neanche per un momento che potesse essere qualcosa di grave.
La guardia medica mi visita, non riscontra nulla di strano, ma nota che ho un po' il magone. E mi prescrive un clistere e degli antidepressivi. Pensate un po'.
Il giorno di Pasqua mi alzo e a fatica finisco di preparare il pranzo. Il clistere non aveva sortito alcun effetto. Sto sempre peggio. Arrivano i miei famigliari e io racconto tra le lacrime cos'era successo. Mi consigliano di andare al pronto soccorso, ma io temporeggio, decido che se l'indomani mi fossi sentita ancora così ci sarei andata. Ci mettiamo a tavola e io mangio pochissimo. Verso le 16, visto che la situazione sembrava peggiorare, decido infine di andare al pronto soccorso. Oltretutto il Top, che era a casa in convalescenza, mi può accompagnare ma non si può fermare perché ha l'orario di controllo. Dico che non c'è problema, starò da sola, che diamine, in fondo non ho niente di grave. Stranamente al p.s. non c'è molta gente, infatti dopo mezz'oretta mi fanno entrare. Prelievo del sangue e primi controlli. Proprio in quel momento arriva con l'elisoccorso un ciclista investito, priorità assoluta. Mi mollano lì sul lettino, e io quasi quasi mi sento un po' meglio, avrei voglia di dire che mi sono sbagliata, non ho niente, scusate il disturbo. Ma sto lì e quando tornano, dopo più di un'ora, dico anche: "Mi dispiace che dobbiate perdere tempo con me, per una sciocchezza, mentre c'è gente davvero grave". Mi fanno un'ecografia. Vedono subito che qualcosa non va. L'addome è invaso di liquido. Imparerò il termine "ascite" che è appunto questa raccolta di liquido nella cavità addominale, che è direttamente collegata con il carcinoma ovarico ed è la cosa che provoca un sacco di danni. Infatti questo liquido può contaminare i tessuti e gli organi con cui entra in contatto. Mi parcheggiano nella sala comune e io cerco di convincermi: "Be', se non mi fanno fare una TAC o una risonanza forse non è così grave". Destino vuole che un signore di fianco a me ha proprio un blocco intestinale. Penso: toh, che caso, anche lui. Dopo un po' mi dicono che mi faranno una TAC. Ecco, lì comincio a preoccuparmi sul serio. E infatti nel giro di poche ore, mi fanno anche un'ecografia transvaginale e (è ormai mezzanotte) mi ricoverano subito. In quel preciso momento, anche se la parola non era ancora stata pronunciata, l'ho capito. Avevo un tumore. Non mi hanno detto niente, ovviamente, ma gli sguardi erano abbastanza eloquenti. Mi mettono in ginecologia perché per prima cosa dovranno farmi un prelievo per la biopsia. Ormai è quasi l'una di notte quando mi metto nel letto, senza pigiama, così come sono entrata in p.s. (per fortuna in tuta da ginnastica) e il Top (che dopo le 19, appena aveva potuto uscire, mi aveva raggiunta) mi saluta e torna a casa. Concludo questa prima puntata con una nota buffa. Per uscire dall'ospedale il Top è passato da una porta che esce su un corridoio esterno in fondo al quale c'è un cancelletto. Che di giorno è aperto, ma la notte è chiuso. Peccato che se ne sia accorto solo quando ha provato ad aprirlo. E la porta alle sue spalle, che si era richiusa, si apriva solo dall'interno. Così ha dovuto scavalcare il cancelletto, in piena notte. Meno male che è ginnico e che non è passata una pattuglia della polizia proprio in quel momento!

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